Alexxio

martedì 16 ottobre 2007


DALL’AFFOLLAMENTO ALLA SOLITUDINE

Ecco il primo cartello della fermata dell’autobus.
Aspettando…
Un grosso autobus si ferma davanti a me,
le porte si aprono
due persone scendono,
io avanzo, salendo lo scalino e mi siedo sul primo sedile
la gente che c’era dietro di me fa ressa per salire,
l’autobus si riempie velocemente fermata dopo fermata,
i passeggeri timbrano il biglietto,
avanzano poi tornano a posto,
tutti guardano l’orologio, tutti hanno fretta,
l’autobus viaggia nel buio, nella notte.
Le persone cominciano a scendere, prima una poi l’altra,
fermata dopo fermata,
come gli anelli di una catena, l’uno tira l’altro;
l’autobus comincia a svuotarsi sempre più velocemente,
passando dall’affollamento alla solitudine.
Sull’autobus resto solo io,
ma ecco il capolinea,
ora l’autobus è veramente solo.

lunedì 21 maggio 2007


Pensa

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine

Appunti di una vita dal valore inestimabile

Insostituibili perché hanno denunciato

il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato

Uomini o angeli mandati sulla terra per combattere una guerra

di faide e di famiglie sparse come tante biglie

su un isola di sangue che fra tante meraviglie

fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie

di una generazione costretta a non guardare

a parlare a bassa voce a spegnere la luce

a commententare in pace ogni pallottola nell'aria

ogni cadavere in un fosso

Ci sono stati uomini che passo dopo passo

hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno

con dedizione contro un'istituzione organizzata

cosa nostra... cosa vostra... cos'è vostro?

è nostra... la libertà di dire

che gli occhi sono fatti per guardare

La bocca per parlare le orecchie ascoltano...

Non solo musica non solo musica

La testa si gira e aggiusta la mira ragiona

A volte condanna a volte perdona

Semplicemente

Pensa prima di sparare

Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare

Pensa che puoi decidere tu

Resta un attimo soltanto un attimo di più

Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che sono morti giovani

Ma consapevoli che le loro idee

Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole I

ntatte e reali come piccoli miracoli

Idee di uguaglianza idee di educazione

Contro ogni uomo che eserciti oppressione

Contro ogni suo simile contro chi è più debole

Contro chi sotterra la coscienza nel cemento

Pensa prima di sparare

Pensa prima di dire e di giudicare prova a pensare

Pensa che puoi decidere tu

Resta un attimo soltanto un attimo di più

Con la testa fra le mani

Ci sono stati uomini che hanno continuato

Nonostante intorno fosse tutto bruciato

Perché in fondo questa vita non ha significato

Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato

Gli uomini passano e passa una canzone

Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione

Che la giustizia no... non è solo un'illusione

Pensa prima di sparare

Pensa prima dì dire e di giudicare prova a pensare

Pensa che puoi decidere tu

Resta un attimo soltanto un attimo di più

Con la testa fra le mani

Pensa.

Poesie sullo sport

Segui.
La strada che ti porta
Alla vittoria.
L’urlo che ti manda
Nella storia.
Il vento che ti soffia via
La noia.
Non seguire mai
La tentazione umana,
il potere umano,
reagisci all’impulso umano
di sbagliare.
Segui.

domenica 20 maggio 2007

Consiglio Comunale dei ragazzi


Eletto il sindaco

La prima seduta del consiglio comunale dei ragazzi


Sabato 10 febbraio si è svolta la prima riunione del consiglio comunale dei ragazzi.Noi eletti siamo stati convocati dal Preside nell'aula magna della scuola media di Roncanova, per eleggere il sindaco e i quattro assessori. Eravamo tutti molto nervosi ma in particolare i ragazzi di 3° media, infatti, come da regolamento il sindaco e il vicesindaco deve essere uno di loro; il loro nervosismo è durato un po' perché abbiamo ripetuto due volte la votazione. Alla fine siamo riusciti ad eleggere il nostro 1° sindaco. Secondo me il sindaco (Serena B. 3°B) è stata eletta non per il suo discorso di presentazione ma per aver dimostrato di essere consapevole dell'importanza della carica nel consiglio. Infatti pur avendo la febbre si è presentata alla riunione; anche il vicesindaco (Gianmarco L. 3°A) si è dimostrato attento e disponibile nei confronti del consiglio, credo proprio che il loro interesse li abbia premiati. Erano molto felici anche i quattro consiglieri eletti assessori subito dopo il sindaco ed il vicesindaco. Quasi tutti i consiglieri si erano candidati per la carica di assessore ma solo Federica M. 2°B, Marika M. 5° Roncanova, Alessandra S. 2°A e il quarto Cesare S. 1°A eletto ma non presente sono stati eletti.Dopo il voto la seduta è diventata pubblica, sono entrati i genitori, i nostri compagni non eletti, il sindaco e dei rappresentanti del consiglio dei "Grandi" .Il preside ci ha presentati al "pubblico". Serena, il sindaco, dopo aver ricevuto la fascia tricolore dal sindaco dei "Grandi" Stefano Negrini, ha letto la promessa ed un breve discorso, i nostri genitori erano molto più emozionati di noi. A questo punto la riunione è finita e siamo tornati alle solite lezioni.

Consiglio Comunale dei ragazzi


Risultati elettorali


Tutti gli eletti, classe per classe.

Pari opportunità: un maschio e una femmina!

5° Roncanova
Andrea F. Marika M.


5° Macaccari
Davide M. Giulia O.


1°A
Cesare S. Benedetta C.


1°B
Elena P. AdrianT.


2°A
Edoardo D. Alessandra S.

2°B
Alessio B. Federica M.


3°A
Giorgine G. Giammarco L.


3°B
Serena B. Federico R.

Consiglio Comunale dei Ragazzi


Sabato 20 gennaio il preside ha convocato tutte le classi nell'aula magna della scuola media per presentare un progetto; creare il consiglio comunale dei ragazzi, un gruppo di alunni che saranno incaricati di portare la voce degli studenti delle scuole del territorio in Comune.Insomma ci è data l'occasione di presentare le nostre idee e le nostre richieste.Ogni classe della scuola media e le due quinte delle elementari hanno discusso di questo e poi chi ha voluto si è presentato come candidato per le elezioni. Naturalmente tutti i candidati si sono dati da fare attraverso mini campagne elettorali per ottenere i voti dei compagni! Sabato 3 febbraio ci sono state le votazioni: probabilmente i candidati erano nervosi, anche se tutti gli altri si sono goduti dieci minuti fuori dell'aula: i più fortunati sono stati i ragazzi delle classi quinte, per loro è stata quasi una gita. E' stato bello votare "come gli adulti"; chiamati per nome dalla commissione elettorale, entrare nella cabina dei grandi, scegliere a chi dare il voto, infine firmare e mettere la scheda nell'urna... tutto questo ci ha fatto sentire un po' più grandi.Tornati in classe sono ricominciate le normali lezioni e per un po' le elezioni sono state messe da parte; inoltre sembrava che i risultati uscissero solo dopo due giorni ma, dieci minuti prima della campanella abbiamo saputo che la commissione aveva già finito lo spoglio e i risultati erano già usciti. All'uscita non si riusciva neppure ad arrivare vicino ai tabelloni perché tutti si affollavano per conoscere i nomi degli eletti. Ora il consiglio si riunirà per eleggere il sindaco e quattro assessori; speriamo che gli eletti portino buone proposte e che tutta la scuola continui ad essere molto attiva in questo progetto.

Il fiume Tartaro tra Nogara e Gazzo veronese



Ricordo di aver sgranato gli occhi, colmo di sorpresa e di curiosità, quando lo vidi dentro la bacheca: “Ma che razza di pesci pescavano con un amo così?” Sembrava roba da pesca d’altura, un amo enorme di quelli che adesso si usano per la pesca dei siluri da record, con la differenza che risaliva a circa 1000 anni prima di Cristo!!! Il reperto si trovava, e credo che si trovi tuttora, nel museo archeologico di Gazzo Veronese, un comune dal territorio molto vasto, a vocazione agricola, che abbraccia l’ultimo lembo delle “valli grandi veronesi”, una zona che, fino alle bonifiche della prima metà del ‘900, era contraddistinta da paludi che si estendevano dal Tartaro all’Adige.
Il sottosuolo di questa zona è ricchissimo di reperti archeologici, alcuni dei quali risalgono all’epoca delle palafitte. L’amo in questione apparteneva quindi ad uno dei nostri antenati pescatori! É affascinante immaginare come si svolgesse la pesca a quei tempi, quali fossero le esche usate, i pesci insidiati, la “tecnica”. Probabilmente si trattava di un amo destinato a catturare grandi predatori come lucci e storioni, una sorta di pesca “con il vivo” ante litteram. Mi immagino il nostro antenato che infilava qualche scardolone sull’amo e poi lasciava cadere la lenza, costruita con filo ricavato chissà come da cortecce o pelli animali (certamente non trasparente), in attesa che qualche “lucciodrillo” la azzannasse e si facesse prendere. In fondo non è cambiato molto... almeno in teoria, perchè di pesce credo ce ne sia molto, ma molto meno.Il Tartaro però c’è ancora. L’hanno imbrigliato, deviato e per buona parte del suo corso verso l’Adriatico gli hanno pure cambiato nome, infatti, il più noto Canal Bianco, altro non è che il vecchio Tartaro, allargato e sistemato a dovere prima per fare da collettore ai corsi d’acqua che scendono dall’alta pianura, e recentemente per trasformarlo in un’idrovia adatta ai trasporti commerciali su chiatta. Il “mio” Tartaro però, quello che posso raggiungere in pochi minuti a piedi da casa mia, c’è ancora. Ed è anche in discreta salute.
Il fiume nasce da una serie di risorgive tra Povegliano e Villafranca di Verona, per poi attraversare tutta la pianura veronese, finchè, dopo aver ricevuto le acque del Tione (altro bel fiume che meriterebbe attenzione), sfocia nel Canal Bianco. Il tratto che andrò a descrivere si trova tra Nogara e Gazzo V.se, è lungo circa 4 km ed è chiamato “Tartaro vecchio”, in contrapposizione al canale che gli scorre parallelo, a poche decine di metri, chiamato “Tartaro nuovo”, un corso d’acqua che nasce da una chiusa all’altezza di Nogara e si ricongiunge con l’alveo naturale davanti alla bellissima chiesa romanica di Santa Maria Maggiore, a Gazzo Veronese.

Il “Tartaro vecchio” è chiuso da un altro sbarramento poco a monte di Gazzo. Questa sistemazione, creata dal consorzio di competenza a fine anni ’80, permette al fiume di avere sempre un livello accettabile e, cosa ancora più evidente, impedisce la risalita dei pesci dal tratto terminale e dal “Tartaro nuovo”, direttamente collegati con il Canal Bianco. Questo vuol dire innanzitutto pochi siluri, nessuna brema, nessun gardon (almeno per ora) e la possibilità di trovare ancora pesci autoctoni che in altri corsi d’acqua stanno sparendo, come la tinca, il triotto, il luccio e il persico reale. Uno dei fattori negativi dovuto alle briglie è però il rallentamento della corrente che, anche a causa dello scarico del depuratore di Nogara, ha causato una certa eutrofizzazione del fiume che in estate si trova a dover fare i conti con una notevole fioritura di alghe.Per quanto riguarda i pesci, una menzione particolare va senz’altro al luccio, che nel Tartaro trova ancora un habitat ideale per riprodursi (parte della sponda sinistra è caratterizzata da una palude con acqua bassa e fittissimi canneti). Frequenti gli esemplari fino al chilo di peso, insidiabili con i classici artificiali da esocide (cucchiaini, soprattutto rotanti, e minnow di 7-9 cm), un po’ meno accessibili quelli dal mezzo metro in su, non perchè non ci siano, ma perchè sanno leggere e scrivere... la loro cattura sovente è legata alla pesca con il vivo, nelle fredde e nebbiose giornate invernali. L’altro predone per eccellenza è il persico reale, presente in branchi cospicui che, però, sono difficilmente localizzabili, in quanto si spostano frequentemente lungo l’asse del fiume.
Il black bass non ha mai attecchito troppo in Tartaro ed attualmente la sua cattura è del tutto sporadica, mentre da più parti viene segnalata la presenza del lucioperca che, probabilmente, è destinato ad aumentare di numero in poco tempo. Raro il siluro, presente con esemplari medio-piccoli che si pescano perlopiù di notte. Praticamente scomparse le anguille che, fino alla metà degli anni ’90 si potevano definire abbondanti, mentre il pescegatto sopravvive ancora con qualche colonia stanziale in piccoli fossati che prendono acqua dal fiume.
Diminuita parecchio, ma sempre presente con discrete possibilità di cattura, la tinca, uno dei pesci che hanno caratterizzato le pescate della mia infanzia (erano i primi anni ’80 e ce n’erano davvero tante), abbondantissimi gli altri ciprinidi autoctoni: scardole, triotti e alborelle. Qualche anno fa c’era stata una vera invasione di carassi che però, negli ultimi tempi, sembrano in sensibile rarefazione. Per quanto riguarda le carpe, sono tra le principali prede dei pescatori locali che le insidiano nelle prime ore del giorno o al tramonto in postazioni dove pasturano giornalmente praticamente tutto l’anno. Tuttavia, le catture non sono molte, anche se talvolta si tratta di esemplari di svariati chili di peso. Fino a qualche anno fa andava meglio in quanto il Tartaro vecchio è stato zona FIPSAS praticamente per tutti gli anni ’90, il che significava semine periodiche, sorveglianza specifica e divieto di pesca con la bilancia. Purtroppo, di punto in bianco, qualche anno fa, la FIPSAS di Verona ha “mollato” il fiume per trasferirsi nel canale, cioè nel Tartaro nuovo, più comodo per organizzare gare, vista la migliore accessibilità e l’uniformità del corso. Appena si è sparsa la notizia, in poco più di un mese, grazie alla sapiente opera di decine di pescatori armati di bilancia, provenienti anche dalle province di Mantova, Modena, Reggio Emilia, Rovigo e Ferrara, sono stati catturati quintali di carpe, tinche, lucci e persici...
Ad ogni modo, come dicevo prima, il Tartaro c’è ancora, ed è ancora in grado di regalare qualche bella giornata di pesca. Questa estate l’ho frequentato quasi giornalmente, nei mesi più caldi. Uscivo dall’ufficio verso le 18,00, piombavo a casa, pigliavo la vespa e via. Ho provato parecchie tecniche con risultati sempre incoraggianti: persici e qualche lucciotto (rimesso in acqua con tante scuse) a spinning, e tanto pesce bianco a passata e a fondo, con vermi e mais.
Tutto il tratto in questione ha larghezza e profondità molto variabili, derivate dalla conformazione a meandri, diciamo che in media si pesca su un fondale di un metro e mezzo, ma in certe buche si superano i 3 metri, mentre l’ampiezza va da 7-8 fino a 15 e più metri. La corrente è sempre abbastanza lenta, talvolta quasi assente, e l’erba è presente un po’ ovunque, di solito si riesce a pescare bene al centro, dove si può impostare una buona passata lenta. Le pescate più belle le ho fatte a fine agosto. Bolognese da 6 metri, filo dello 0,16 in bobina, galleggiante da 2 grammi, amo del 16 su finale dello 0,12. Come pastura semplicemente un po’ di mais che poi ho usato come esca per insidiare in particolare le scardole, presenti ovunque nel fiume, con esemplari che sfiorano anche il chilo, sovente si riescono a vedere mentre pinneggiano sulla riva opposta. Consiglio di pescarle con il mais per selezionare un po’ la taglia, con la lenza vicina al fondo. Pasturando con qualche manciata di mais, infatti, il branco tende a scendere ed è più facile prenderne con una certa continuità rispetto alla pesca a galla o a mezz’acqua. Se peschiamo con il verme invece, bisogna fare in modo di far scendere la lenza in fretta, per evitare le alborelle. Il verme è particolarmente gradito ai branchi di triotti che si muovono lentamente sul fondo, anche in questo caso, senza pasturare, si possono fare catture su catture, non si tratta di pesci di taglia ma è una pesca, a mio modo di vedere, molto divertente.
Rispetto al mais, il verme amplia il ventaglio delle possibile catture, non è raro infatti allamare persici, carassi, e com’è successo al sottoscritto, di trovarsi a lottare con un paio di belle tinche e una carpa regina sul chilo e mezzo che mi hanno fatto dannare parecchio prima di finire a guadino. A fondo, almeno nella bella stagione, non è indispensabile il feeder, è sufficiente un’olivetta scorrevole da 10-15 grammi con un finale dello 0,16 lungo almeno 50–60 cm, amo a gambo corto e curva larga del 10. Se si innesca il mais le prede saranno soprattutto grosse scardole, con l’incognita carassio o carpa, con il verme, fintanto che rimane vivace può capitare il persico, oppure si tratta delle solite scardole, carassi con qualche possibilità di sedurre tinche e carpe.
Niente in confronto a quello che riuscivano a prendere i nostri antenati delle palafitte, ma pur sempre qualcosa rispetto a tanti altri corsi d’acqua minori che sembrano ormai compromessi per sempre. E poi, pesce o non pesce, invito tutti a farsi qualche ora sulla riva del “mio” Tartaro per gustarsi la quiete e rigenerarsi lo spirito... con me funziona sempre!
NOTE INFORMATIVEPer pescare nel Tartaro vecchio è sufficiente la licenza governativa.Nogara è un’importante cittadina del basso veronese che si trova all’incrocio tra le statali Padana Inferiore e Abetone Brennero. Si raggiunge velocemente da Verona (30 km) e da Mantova (22 km). Arrivati in centro al paese, da piazza Umberto I° si prende Via Falcone e Borsellino (passando davanti al Municipio) che poi diventa Via Torrazzo, la si percorre tutta fin quando, sulla destra, vedremo l’argine del fiume al quale si può accedere con l’auto percorrendo una stradina sterrata che costeggia una pista ciclabile. Una volta parcheggiato si deve procedere a piedi, attraversando il ponte di legno. Un altro accesso, che porta ad un tratto meno frequentato (quello che prediligo), si ha percorrendo la provinciale che collega Gazzo V.se con il comune mantovano di Villimpenta (siamo comunque a pochi chilometri da Nogara): appena fuori dall’abitato di Gazzo si incontra il Tartaro Nuovo, si prende la sterrata che lo costeggia in riva sinistra e si prosegue per un paio di chilometri finchè non si trova sulla destra un’altra stradina, contigua ad un pioppeto, che porta all’argine pensile del fiume vecchio. Ovviamente, questo accesso è consigliabile solo se non ci sono state recenti precipitazioni. La zona è ricca di ristoranti e trattorie che propongono i tradizionali risotti, oltre a tanti altri piatti delle tradizioni veronese e mantovana. A Gazzo meritano una visita le chiese di Santa Maria Maggiore e San Pietro in Monastero detto “el ceson”, oltre naturalmente al museo archeologico. Di particolare importanza l’Oasi del Busatello, gestita dalla LIPU, l’ultimo lembo rimasto incontaminato delle valli grandi veronesi, dove si possono ammirare la fauna e la flora tipiche delle zone umide padane.

sabato 19 maggio 2007

La palude del Busatello



La storia e l'ambiente
La progressiva antropizzazione del territorio ha spesso portato, nel corso del tempo, alla distruzione o alla profonda trasformazione di molti ambienti naturali e, di riflesso, aIla drastica riduzione o addirittura alla scomparsa di molte specie animali e vegetali. In alcuni casi però gli interventi dell’uomo sull’ambiente si sono rivelati di fondamentale importanza nel determinare la sopravvivenza di zone altrimenti destinate a scomparire. È questo il caso della palude del Busatello, un fazzoletto di terra e acqua diviso tra Veneto e Lombardia, sopravvissuto, pur tra mille difficoltà, alle grandi trasformazioni che hanno interessato le aree umide italiane a partire dal 1800, proprio grazie allo "sfruttamento" operato dall’uomo. Da tempi lontanissimi, infatti, le popolazioni locali "coltivano" la palude per tagliare il carice e la canna, impedendo in questo modo il progressivo degrado ambientale della palude stessa. Il Busatello ora non corre più il rischio di scomparire; nel 1996 infatti il comune di Gazzo Veronese, ha acquistato la parte veneta della palude e la concessa in gestione al WWF Italia. La palude del Busatello rappresenta una delle poche zone umide d’acqua dolce rimaste dopo la bonifica delle "Valli Grandi Veronesi". Complessivamente essa si estende su un territorio di circa 96 ettari a cavallo delle provincie di Verona (comune di Gazzo Veronese: 46 ha) a Mantova (comune di Ostiglia: 35 ha). A causa della bonifica dei terreni circostanti e del conseguente compattamento dei sedimenti, la palude si presenta oggi pensile rispetto al piano di campagna; l’acqua, prelevata dalle canalizzazioni dei fondi agricoli vicini, vi arriva infatti pompata da un’idrovora. La regimazione delle acque prevede un notevole apponto di acqua in primavera e in autunno e una situazione invece di secca in estate e in inverno, in corrispondenza ai momenti del taglio, rispettivamente, del carice e della cannuccia di palude. Il biotopo confina con terreni agricoli a coltura intensiva.

La flora
L’aspetto della palude, così come appare dall’argine esterno, è quello di una grande distesa di carice (Carex elata e, in misura assai minore Carex riparia), interrotta da fasce piuttosto strette di Phragnites australis e Typha angustifolia, con infiltrazioni di specie ruderali soprattutto lungo gli argini perimetrali e interni. Solo nel cuore della palude, lungo le rive del fiume Busatello, si è conservata una ricca vegetazione che non ha subito il massiccio intervento dell’uomo e che presenta specie paludicole rare come: Leuconjum aestivum, Salvinia natans, Euphorbia palustris, Pedicularis palustris, Senecio Paludosus, Cirsium Palustre e Cicuta virosa. Per quest’ultima specie la Palude del Busatello rappresenta una delle ultime stazioni italiane conosciute. I canali sono ricoperti in gran parte da vegetazione galleggiante per cui manca quasi completamente, ad eccezione di qualche colonia di Ceratophyllum demersum, quella sommersa. Completamente assenti sono inoltre le zone alberate e questo sia per la struttura stessa del biotopo, sia perchè i numerosi olmi (Ulmus minor), un tempo presenti, si sono ammalati di grafiosi e sono stati abbattuti. Per migliorare l’aspetto paesaggistico generale e per offrire agli uccelli nuovi siti di nidificazione e alimentazione è intenzione del WWF favorire, lungo l’argine esterno dell’oasi, la ricostituzione di tratti di vegetazione arborea e realizzare, in un’area marginale già individuata, l’impianto di un bosco primiziale, con la messa a dimora di essenze arboree e arbustive autoctone. Durante una piccola gita ho scattato quelle foto, alla palude del Busatello si può rivere la vita di una volta.

mercoledì 18 aprile 2007

Un po' di pesca !!!!!

Il pesce della settimana
IL PESCE GATTO

Il pesce gatto è della famiglia degli AMEIURIDI, si nutre di uova e avannotti. Per prenderlo bisogna pescare a fondo e con qualsiasi esca. Le sue origini sono americane, quando è stato importato si è diffuso nella valle Padana nel Lazio e nella Toscana. I segni per riconoscerlo sono i baffi, la pelle scivolosa e gli aculei nelle pinne. Le sue carni sono molto buone anzi ottime.

Come prendere le carpe facilmente
Ve lo dico per esperienza, per prendere le carpe facilmente bisogna trovare un albero di fichi, li sotto ne troverete sicuramente, dopo di che, attaccate all’amo un pezzo di fico… e dopo qualche minuto... ...Ecco una bella carpa...
ECCO SPIEGATO IL TRUCCO:
Ogni tanto i fichi cadono dall’albero e così facendo pasturano il pesce, mettendo un po’ di fico all’amo ed essendo loro abituate a mangiarlo in poco tempo abboccheranno.

La cattura della settimana
7 carpe
in tre giorni !!!

Mio nonno me lo disse da molto tempo:- Lì ci sono le carpe-. Poi ci andai e il primo giorno ne presi 2, il secondo 3 e il terzo ancora 2, tutte che variavano da 0,500-2Kg. Le ho prese con il fico, come raccontato nel precedente articolo.
Nico

Le storie di pesca nelle città
La storia della pesca a Firenze

In principio nel fiume Arno esistevano molti esemplari di lucci, così tanti che se andavi a pescare lì era quasi impossibile non prenderli. Poi con l’arrivo dei siluri ne sopravvissero pochi esemplari.

E se volete far sapere in giro le vostre catture……speditele all’indirizzo di posta elettronica:
alessioenichi@libero.it


…E… ricordatevi:

PESCATE SEMPRE CON INTELLIGENZA

Il pesce della settimana
IL PESCE GATTO

Il pesce gatto è della famiglia degli AMEIURIDI, si nutre di uova e avannotti. Per prenderlo bisogna pescare a fondo e con qualsiasi esca. Le sue origini sono americane, quando è stato importato si è diffuso nella valle Padana nel Lazio e nella Toscana. I segni per riconoscerlo sono i baffi, la pelle scivolosa e gli aculei nelle pinne. Le sue carni sono molto buone anzi ottime.

Come prendere le carpe facilmente
Ve lo dico per esperienza, per prendere le carpe facilmente bisogna trovare un albero di fichi, li sotto ne troverete sicuramente, dopo di che, attaccate all’amo un pezzo di fico… e dopo qualche minuto... ...Ecco una bella carpa...
ECCO SPIEGATO IL TRUCCO:
Ogni tanto i fichi cadono dall’albero e così facendo pasturano il pesce, mettendo un po’ di fico all’amo ed essendo loro abituate a mangiarlo in poco tempo abboccheranno.

La cattura della settimana
7 carpe
in tre giorni !!!

Mio nonno me lo disse da molto tempo:- Lì ci sono le carpe-. Poi ci andai e il primo giorno ne presi 2, il secondo 3 e il terzo ancora 2, tutte che variavano da 0,500-2Kg. Le ho prese con il fico, come raccontato nel precedente articolo.
Nico

Le storie di pesca nelle città
La storia della pesca a Firenze

In principio nel fiume Arno esistevano molti esemplari di lucci, così tanti che se andavi a pescare lì era quasi impossibile non prenderli. Poi con l’arrivo dei siluri ne sopravvissero pochi esemplari.

E se volete far sapere in giro le vostre catture……speditele all’indirizzo di posta elettronica:
alessioenichi@libero.it


…E… ricordatevi:

PESCATE SEMPRE CON INTELLIGENZA

Riflettiamo su questa poesia:


I VOSTRI FIGLI NON SONO VOSTRI

E una donna che al petto stringeva un bambino disse:
“parlaci dei figli”, ed egli disse: “I vostri figli
Non sono vostri, sono figli e figlie della vita
Che solo di se stessa ha desiderio.
Ne siete lo strumento, non l’origine.
Anche stando con voi non vi appartengono.
Potete dare loro il vostro amore,
ma non le vostre idee
date forse una casa ai loro corpi,
non alle loro anime
che stanno nella casa del domani
dove non entrerete neanche in sogno.
Vi potete sforzare di essere come loro
ma non tentate di farli come voi”.

Kalhil Gibran